Liberati dai limiti che ti bloccano ogni giorno,
Sono barriere inutili, strade senza ritorno,
Libero dagli stereotipi che ti impone questo mondo,
Coltiva una passione portala fino in fondo.
Krikka Reggae

Invernale Gran Sasso -11Non si tratta solo d’arrampicata sportiva. Lucania Natura Verticale è passione per la montagna. Climbing, trekking, alpinismo e mountain-biking sono alcune delle attività svolte da chi frequenta la palestra.
Personalmente, coltivo alcune di queste passioni. Infatti, giro per i boschi con la mia mountain bike, collaboro con all’associazione Fuorisentiero APS, in quanto sono guida ambientale escursionistica associata AIGAE e mi alleno nella palestra d’arrampicata Lucania Natura Verticale a Potenza.

Com’è consuetudine dei miei giorni liberi, mi reco in palestra ad arrampicare e nel post allenamento mi fermo per due chiacchiere e un bicchiere di birra con colleghi e amici climbers. È febbraio, e la neve non smette di cadere. Così tra un discorso e un altro, propongo un’escursione invernale sul Gran Sasso d’Italia firmata LNV. Idea subito sostenuta dal presidente Ottelio Senesi, perché è da molto che non sale sul Corno e, come me, ha voglia di un’uscita invernale. Così in palestra, oltre ad allenarmi, cerco di organizzare la scalata. Lontani da impegni lavorativi e con il sole che splenderà per più giorni, tutto si concretizza. Partiamo in tre, direzione Abruzzo.
Gran Sasso arriviamo!

L’appuntamento con Andrea e Ottelio è fissato per la mattina del 9 marzo 2019, per definire gli ultimi dettagli della due giorni sul Gran Sasso e partire. Decidiamo di salire da Prati di Tivo, pernottare nel bivacco del rifugio Franchetti e l’indomani concatenare la vetta orientale (2903m s.l.m.) e la vetta occidentale (2912m s.l.m.) del Corno Grande, con la vetta del Corno Piccolo (2850m s.l.m.).
Puntuali, alle 15:00, arriviamo a Prati di Tivo, località nel comune di Pietracamela (TE). Ci resta un’oretta prima dell’ultima corsa in funivia per la Madonnina (2015m s.l.m.), quindi sistemiamo lo zaino e l’attrezzatura, indossiamo l’abbigliamento adatto e ci scaldiamo con un po’ di stretching. Alle 16:00 siamo alla Madonnina. Scatto qualche foto e, constatata la compattezza della neve, indossiamo fin da subito i ramponi. Comincia da qui l’ascesa alpinistica.

In poco più di un’ora di cammino a zig zag nel vallone delle Cornacchie, mantenendo il passo di Ottelio, giungiamo al rifugio Franchetti (2433m s.l.m.). Già da qui il panorama è fantastico, spazia su tutto il vallone delle Cornacchie fino a raggiungere il mar Adriatico, di fronte, le imponenti pareti del Corno Piccolo. Sono da poco passate le 17:00 e mancano all’incirca 4 ore prima che faccia buio. La temperatura comincia a scendere e la neve si fa sempre più compatta. A ovest del Franchetti si nota l’evidente attacco della ferrata Ricci. Uno scambio di sguardi ed ecco un fuori programma! Ci sentiamo al TOP e le condizioni della neve sono ottimali. Meglio approfittarne!
Superiamo il ghiaione di fianco al Franchetti e attacchiamo la ferrata. Intorno alle 19:00, senza grosse difficoltà siamo sulla vetta orientale del Corno Grande (2903m s.l.m.). Ad attenderci, un tramonto da favola: il più bello che abbia mai visto! A quasi 3000m di altitudine, col sole che tramonta e la luna che sorge, il complesso del Gran Sasso, i monti della Laga e i due mari perfettamente visibili ripagano la scalata. Scatto qualche foto per immortalare il momento e via, prima che il buio ci metta in difficoltà.
Accompagnati dal sole che cala, in un’ora giungiamo sulla conca del ghiacciaio del Calderone (2700m s.l.m.). Da qui ci dirigiamo verso la Sella dei due Corni e, in poco tempo, senza l’ausilio delle torce frontali – la luce dello spicchio di luna nuova riflette sulla neve illuminando il cammino – raggiungiamo il rifugio.
Per fortuna il bivacco è libero, ci accomodiamo e prepariamo la cena. Con i dati del GPS alla mano, discutiamo sulla scalata appena conclusa. Salire subito sulla vetta orientale del Corno Grande è stata un’ottima decisione. Dopo cena, resta il tempo per scaldarci con un buon tè bollente, per poi ripiegare immediatamente nel sacco a pelo in vista dell’impegnativa scalata dell’indomani.

La sveglia suona alle 5:00, facciamo colazione e ci diamo la carica per affrontare la giornata. Sistemiamo gli zaini e alle 6:00 lasciamo il bivacco. L’obiettivo di oggi è la vetta occidentale del Corno Grande e poi la vetta del Corno Piccolo dalla ferrata Danesi.
Cominciamo a salire verso la sella dei due Corni. Da lì ci accingiamo a percorrere la via normale per l’occidentale del Corno Grande, ma qualcosa illumina il presidente che vede una bella linea da seguire quasi fino in vetta. Io e Andrea, che di Ottelio ci fidiamo fermamente, viste le pregresse esperienze alpinistiche, accettiamo l’invito. Attraversamenti di ghiaccio misto a roccia e passaggi di IV grado rendono ancor più affascinante e avventuroso l’arrivo sulla vetta occidentale del Corno Grande (2912m s.l.m.). Entusiasti, ci scambiamo il cinque per congratulaci. Ci concediamo un buon quarto d’ora per prendere fiato, ammirare tutte le meraviglie dell’Appennino Centrale, immortalare in qualche scatto l’obiettivo raggiunto e firmare il libro di vetta.
“10 marzo 2019 - Lucania Natura Verticale - Stailoni al Corno Grande - Roberto, Andrea, Ottelio”

Terminata la pausa, mi appresto a scendere, con Andrea e Ottelio al seguito. Ripercorriamo parte della sella del Corno Grande, diretti a seguire la via normale. Alla nostra destra il Calderone, dominato dalle pareti occidentali del Corno. Notiamo alcuni scialpinisti che stanno risalendo il ghiacciaio. Allora mi giro e con la testa Andrea accenna un sì. Interpello il presidente che dà l’ok per scendere da lì.
Lentamente e con molta attenzione nei punti in cui bisogna disarrampicare, raggiungiamo la conca del ghiacciaio del Calderone (è considerato il ghiacciaio più meridionale d’Europa e si trova a un’altitudine compresa tra i 2650m e 2850m s.l.m.). Un forte vento ci fa compagnia fino alla Sella dei due Corni.
Sono le 11:00 e ci resta tutto il tempo per salire sul Corno Piccolo, il vento si paca però la neve comincia a essere papposa. Arriviamo all’imbocco della ferrata Danesi, ma già la prima rampa sembra impercorribile; la superiamo, valutiamo i possibili pericoli e decretiamo l’effettiva impraticabilità della via. Non basta essere impavidi ed esperti, bisogna saper rinunciare in ambienti montani d’alta quota; noi abbiamo deciso, sul Corno Piccolo non si sale!
Rientriamo al bivacco del Franchetti e mangiamo qualcosa. Sistemiamo gli zaini e pronti, ci incamminiamo verso la Madonnina dove prenderemo la cabinovia fino ai Prati di Tivo. Percorrendo il vallone delle Cornacchie, alle nostre orecchie giungono forti boati: il vento si è alzato e fa rumore. Raggiunto il passo della Madonnina, ci accorgiamo che la cabinovia è stata chiusa per motivi sicurezza, infatti il vento è così forte che a stento ci reggiamo in piedi. Questo fuori programma non ci voleva, ma sappiamo bene che in montagna il clima può cambiare da un momento all’altro. Ci tocca scendere a piedi percorrendo una decina di km in più.

All’arrivo alle auto siamo esausti. Solo il profumo degli arrosticini abruzzesi ci riattiva. Una buona scorpacciata di risate, birra e arrosticini al ristorante vicino, e rientriamo in Lucania, soddisfatti dell’esperienza di alpinismo classico appena conclusa.

Roberto Colangelo