La Finestra del Breithorn (4.014 mt)Frequentando la LNV scopro in Ottelio la stessa passione per la montagna, ben oltre la sola arrampicata. E dopo anni di pressioni per andarci, tra allenamenti ed esperienze varie finalmente si parte per la volta delle Alpi.

Ci riuniamo con Lucio, Andrea e Adele che ci attendevano in Val Veny. Non appena arrivati, facciamo una camminata fino alla base del Ghiacciaio del Miage che scende imponente dalle pendici del Monte Bianco. La mente si apre, la vista si distende e i sensi si amplificano di fronte alla maestosità di quel paesaggio alpino.
E pieni di adrenalina decidiamo l’indomani, di fare la normale del Dente del Gigante, 4013 m, una delle guglie più imponenti e simboliche del gruppo del Bianco e dell’intera catena alpina, un monolite di granito alto 140 m, che svetta sul bianco delle nevi perenni. Il mio primo quattromila e già tra quelli impegnativi!!!  
Il 19 Agosto con Adele ed Ottelio partiamo dal Rifugio Torino, attraversiamo il plateau glaciale del Colle del Gigante, e risaliamo i pendii nevosi fino allo zoccolo e sulla cresta con terreno misto, quasi precario, a volte a quattro arti e perfino arrampicando… ogni passo sembra pesantissimo ed il timore fa irrigidire il corpo.
Giunti alla Gengiva di questo canino roccioso, dopo un delicato traverso con ramponi raggiungiamo la base. I dubbi si placano, e l’emozione cresce… Ora si comincia ad arrampicare, mi sento come un bimbo con il suo nuovo gioco.
Le difficoltà non sono elevate per chi arrampica: dopo il primo tratto, dove superiamo una coppia di stranieri, ci troviamo a dover affrontare una immensa e stupenda placca grigia (Placche Burgener). L’entusiasmo è tale da farci andar su spediti, ma la quota ci ricorda che bisogna andar sempre cauti, e così affrontiamo le fessure e diedri atletici fin su, alla sella, evitando di usare le corde fisse tra i passaggi.
Ottelio comincia a dar segni di malore, e tocca a me affrontare l’ultimo tiro non protetto. Impensierito ma pieno di entusiasmo affronto gli ultimi metri… ci siamo… comincia a concretizzarsi un sogno che mi porto fin dall’adolescenza… finalmente in cima… il mio primo 4000. Per Otto il suo 13esimo dopo 13 anni dalla sua ultima ascensione.
La gioia è immensa ed indescrivibile ma non appena raggiunto da Ottelio e Adele attrezziamo subito le calate. Bisogna scendere veloci di quota. Ottelio accusa sempre di più, probabilmente mal di montagna e la gioia diventa preoccupazione. Il terreno che abbiamo affrontato in salita è ancor più delicato in discesa. E a pochi metri dal plateau glaciale, dove avremmo potuto tirare un respiro di sollievo, Adele cade. Ci rassicuriamo delle sue condizioni, ci incamminiamo verso il rifugio e scendiamo a Courmayeur. Ottelio sceso di quota si riprende e Adele riscontra solo qualche contusione.
La mia prima esperienza su un quattromila mi ha dato gioia ma anche angoscia, tramutati in esperienza, perché la montagna ti ricorda sempre che non è mai un gioco.  
“Arrampicare a quelle quote ha qualcosa di incredibile”.

Gran Paradiso 4061 mt
Un giorno di riposo, e con Ottelio e Andrea partiamo per la Valsavarenche. Ci incamminiamo in un bosco di larici, costeggiando un torrente e ci inerpichiamo su una mulattiera, fino ad arrivare al bellissimo Rifugio Vittorio Emanuele a quota 2732m, da cui si possono ammirare diverse vette. E da qui che inizieremo l’ascesa, l’indomani mattina, del Gran Paradiso, unico quattromila situato completamente in territorio italiano.
Trascorriamo una rilassante serata tra risate e racconti e, dopo aver condiviso la cena insieme a tanti altri alpinisti, e aver preparato gli zaini si va a letto prestissimo. Trascorriamo una tranquilla notte nella nostra camerata silenziosa, facciamo colazione e alle 4.30 del 21 agosto, nel buio più totale, ci incamminiamo sul sentiero della via Normale. Davanti a noi poche altre cordate e i puntini illuminati delle loro lampade frontali disegnano una mappa del tragitto che percorreremo.
Raggiungiamo la base del ghiacciaio, dove alcuni gruppetti recuperano le forze. Infilati ramponi e prese le piccozze partiamo anche noi, affrontiamo in cordata il primo tratto di ghiaccio, e poi la lunga salita innevata.
L’alba incomincia a disegnare i contorni della cresta del Gran Paradiso, mentre alle nostre spalle il sole già illumina le sommità ben più alte del Monte Bianco. Affrontiamo tranquilli la piacevolissima camminata, anche se a volte disturbata da raffiche di vento. Non appena i raggi sorpassano i picchi, incomincia a schiarirsi il colore della neve che ora riflette la luce nei nostri occhi. Ma eccola li di fronte la cima, blocchi di roccia squadrati dal gelo, che pare una torre di avvistamento. Dopo il salto del crepaccio della terminale, sorpassiamo alcune comitive proprio sulla roccia, e alle 8.30 arriviamo in vetta al Gran Paradiso, primo quattromila per Andrea.
Dopo le foto e un panino, il vento ci costringe a scendere in fretta. Ripercorriamo lo stesso itinerario, incontrando tante cordate, e arriviamo al rifugio con la gioia stampata in faccia. Ci rilassiamo al sole, il tempo di una bella birra fresca e ci dirigiamo ancora giù per il sentiero fino al parcheggio.

Partito Andrea, il 23 agosto decidiamo di fare una camminata non banale  verso il Rifugio Boccalatte, particolare e bello con un panorama in cima ad un seracco, rarissimo rifugio dove ti affacci e guardi il movimento del ghiacciaio, l’attacco per la normale alle Grandes Jorasses, e con sorpresa di Ottelio, a gestirlo è Franco Perlotto, grandissimo alpinista e non solo tra gli anni ’70 e ’90… Ottelio è come una ragazzina con uno dei suoi idoli, tant’è che ci facciamo una foto con la scusa che ero io a volerla… riscendiamo pensando al nostro vero obbiettivo, ma che purtroppo, nei giorni a seguire non va in porto per diversi motivi... con rammarico il 25 agosto torniamo verso casa… con un ulteriore bagaglio di esperienze e l’intenzione sempre più vivida di riprovarci la prossima volta…

Catena dei Breithorner
Euforici dell’esperienza di agosto decidiamo con Andrea di affrontare altri quattromila e in una stagione differente. Come al solito partendo dal sud, e avendo a disposizione solo quattro giorni tra ottobre e novembre, la scelta ricade su quelli più fattibili, e viste le condizioni meteo, optiamo per il concatenamento dei Breithorner sul Massiccio del Monte Rosa, ma di fronte al colossale Cervino.
Il 29 Ottobre arriviamo a Cervinia, il giorno successivo con la funivia raggiungiamo il rifugio Guide del Cervino a Testa Grigia. Ci incamminiamo sulla pista da sci del Plateau Rosa e poi sul Ghiacciaio di Verra attraverso enormi crepacci, per tentare l’ascesa del più lontano Breithorn Orientale a 4141m, arrivati alla base indossiamo i ramponi e in cordata alle 14.40 scaliamo fino alla Finestra dei Breithorn, una sella molto ripida a 4022 m che separa l’Orientale dal Centrale. Purtroppo, le condizioni della neve sono instabili, e per timore di possibili valanghe decidiamo di non affrontare il traverso su forti pendenze e cumuli freschi. Poco distanti da noi tre scialpinisti francesi prendono la medesima decisione.
Il rientro si complica: Andrea perde un rampone in una buca e accusa crampi alle gambe, mentre io ho un malore che mi accompagnerà per tutto il tragitto. Le forti raffiche di vento ci rallentano ulteriormente. Decidiamo quindi di ripararci in un capanno per il controllo dell’impianto. Minuti preziosi che ci fanno perdere l’appuntamento con alcuni amici per l’ultima corsa della funivia per Cervinia, ma che ci permettono di ammirare il tramonto che dipinge di rosa tutto ciò che ci circonda. Capiamo finalmente il perché del nome dato a questo monte.
Due giorni dopo ripartiamo dalla Testa Grigia e questa volta puntiamo gli altri due “Corni Larghi”. Arriviamo facilmente sul Breithorn Occidentale a 4164 mt e con un delicato traverso su cresta raggiungiamo la sella a 4076 m. Attraverso inquietanti crepacci risaliamo il Centrale 4159 mt concatenando così le due vette. Poi giù, seguendo le piste da sci, pronti a festeggiare in paese e a salutare un’altra volta le Alpi.



Paolo Viccaro